Una Piazza per Arezzo

2002

Ruggero Lenci (capogruppo/team leader)
Nilda Valentin, Stefano Catalano

Concorso Nazionale






Introduzione
La città di Arezzo è inserita in uno dei più vasti Comuni d'Italia (circa 38.000 ha) nel quale sono decentrate oltre cinquanta frazioni molte delle quali hanno sperimentato forti incrementi di nuove quantità edilizie, mentre la città murata ha subìto al suo interno negli anni '70-'80 consistenti variazioni di destinazione d’uso nelle zone di maggior valore.
Il Centro Storico è rimasto aggregazione urbana di riferimento nel territorio comunale, fulcro di tutte le attività civiche e istituzionali. Ciò in quanto la consapevolezza da parte degli aretini del valore culturale espresso dalla Città Antica si erge a tutela del Centro Storico e del suo patrimonio artistico da tutelare, ben inserito nel circuito turistico italiano.
La città murata riassume in sé la sedimentazione storica degli eventi che si sono sovrapposti nel corso di oltre duemila anni e che hanno progressivamente definito l'attuale assetto urbano. Sono ancora leggibili le tracce degli insediamenti etruschi e romani sui quali si sono stratificati i successivi tessuti edilizi.
Nel settore sud-ovest della città sono però presenti molteplici corpi estranei al tessuto edilizio di Arezzo (edifici sorti dal ventennio fascista in poi) che da un punto di vista architettonico-storico-ambientale presentano valore scarso o nullo. Tali corpi hanno cancellato in molti casi importanti presenze architettoniche e tracce significative di insediamenti precedenti, creando molteplici guasti che spesso, come nel caso della demolizione del Convento delle Clarisse un tempo situato in via di Porta Buia, sono irreversibili.

La demolizione del Conventaccio (estratto dal testo “Immagini di Arezzo” di Angelo Tafi)
“Tra gli episodi di segno negativo che caratterizzano gli anni Venti rientrano le demolizioni di alcuni antichi conventi cittadini per far posto alle caserme. In particolare, l'abbattimento, nel 1929, delle strutture quattrocentesche dell'ex convento delle clarisse situato in via di Porta Buia, conosciuto anche con il nome di "Conventaccio", rappresenta uno dei punti più bassi toccati in assoluto da Arezzo nell'intero arco della vicenda urbanistica moderna.. … Il piccone demolitore del regime comunque poteva e doveva essere fermato come dimostrano alcuni inediti documenti conservati presso l'Archivio Centrale dello Stato di Roma. L'autorità tutoria di allora non seppe contrastare adeguatamente le pressioni politiche avverse alla conservazione dell'importante complesso monastico, come si evince dal carteggio tra la R. Soprintendenza all'Arte Medioevale e Moderna della Toscana e il superiore Ministero della P.I.: … Poiché‚ d'altra parte urge una risoluzione definitiva in merito, questa Soprintendenza, deplorando che non si sia potuto tempestivamente provvedere ad escludere dal progetto l'area del Conventaccio, ma non ritenendo che le parti dell'edificio da conservare abbiano una importanza tale da svalutare le obiezioni che sono state fatte alla loro eventuale inclusione nei nuovi fabbricati, rimette al giudizio dell'E.V. I'opportunità… di concedere che il fabbricato venga demolito totalmente, o parzialmente. Il Soprintendente Giovanni Poggi. (A.C.S.R., Min. P.I., AA.BB.AA., Div. Il [1929-33], b. 122, T. 87, c.c.i.). Alla lettera del 7 Ottobre, da parte del Ministero fu sollecitamente risposto nel termine di una settimana autorizzando la demolizione dell'edificio. La caserma del 70° Reggimento Fanteria che ne prendeva il posto fu completata nel 1933, secondo il progetto dell'ing. Donato Bizzelli.”

La Variante Generale di P.R.G.
La ex Caserma Cadorna in via di Porta Buia realizzata nel 1933 ad opera dell’Ing. Donato Bizzelli, viene classificata dalla Variante Generale di P.R.G., come “Ristrutturazione Edilizia D3”. La tavola del Piano con la classificazione dei valori, assegna alla Caserma valore nullo. Risulterebbe pertanto possibile demolire l’intero fabbricato che consta di 4.000 mq. circa per piano (comprensivi delle murature) su tre livelli per complessivi 12.000 mq. Ciononostante il bando di concorso, all’Art. 2 recita: “L’Amministrazione, inoltre, ritiene opportuno valutare il mantenimento delle strutture principali.” Tale indicazione fa intendere l’opportunità di valutare attentamente anche sul piano della fattibilità economica l’ipotesi di operazioni di demolizione a tappeto di queste strutture, per poi andare a ricostruire quantità maggiori. Per i motivi che seguono, il progetto che si presenta si pone in linea con tale atteggiamento di cautela, condividendo i rischi derivanti da scelte semplicistiche.

Il progetto
Gli edifici della ex Caserma Cadorna
Conseguentemente a quanto detto, la scelta che ha determinato l’impostazione progettuale si caratterizza per il mantenimento integrale degli edifici dell’ex Caserma Cadorna ideato dall’Ing. Bizzelli. Ciò in quanto si è ritenuto più utile mantenere tale complesso, pur valutandone la natura di corpo estraneo al tessuto urbano, piuttosto che demolirlo per poi proporre nuove e rilevanti volumetrie architettoniche che sarebbero apparse inevitabilmente ancor più estranee nella struttura della città storica di Arezzo. Pertanto l’ipotesi che questo edificio possa essere ripensato e rifunzionalizzato per divenire un nuovo luogo di aggregazione e, al tempo stesso, determinare un chiaro ordine urbano nel disegno della frontistante piazza, si è imposta sulle altre inizialmente presenti.
Se la struttura dei due corpi di fabbrica uguali risulta essere in muratura portante, quella del corpo ad “L” presenta un modulo strutturale puntiforme a pilastri centrale all’edificio, rendendo più efficace che negli altri la demolizione dei solai per accogliere la nuova funzione di auditorium e sala polivalente con 804 posti in platea e 336 posti in galleria, per un totale di 1140 posti. Tale sala distribuisce i posti a sedere secondo la nuova normativa (DL 19/08/1996) che consente di superare il precedente limite di 16 poltrone x 10 file per ogni settore (max. 160 posti per settore), e che permette di realizzare 20 poltrone x 15 file (max. 300 posti x settore) purché le poltrone siano collocate a intervalli di almeno 1,10 ml.
La sala collocata in questo edificio presenta il vantaggio di potersi avvalere del corpo della “L” parallelo a via di Porta Buia per contenere tutti quegli spazi di supporto che vanno dai camerini e cameroni per i musicisti, alle sale di prova, a un ingresso indipendente per musicisti, attori e convegnisti. Inoltre al primo piano di questo corpo di fabbrica è prevista una scuola di danza e, al secondo piano, una foresteria con degli “studios” per gli invitati particolari, che possono essere convegnisti, musicisti e artisti in genere.
Il foyer della sala si affaccia, con una parete totalmente vetrata (vedere prospettive), sulla nuova piazza. Esso è dotato di una scala e di un grande ascensore utili per raggiungere sia il livello superiore della galleria, che i bagni collocati nel piano intermedio. Dal livello inferiore della galleria si dipartono due rampe di scale di sicurezza che conducono a terra.
Passando alla descrizione degli altri edifici, quello centrale della ex caserma verrebbe così utilizzato: a piano terra sono previsti spazi per il commercio di qualità quali una libreria, una galleria d’arte, un’oreficeria, una boutique e un caffè che per sette mesi all’anno potrebbe disporre i tavolini nella piazza e nella galleria; al primo piano sono previsti spazi destinati ad associazioni e iniziative culturali; al secondo piano è prevista l’Università dell’età libera dove, tra gli altri, possono aver luogo corsi di mosaico, oreficeria e ceramica.
Per il terzo edificio della ex Caserma è previsto l’utilizzo a biblioteca cittadina.
I corpi scala di questi ultimi due edifici (che oggi ne contengono uno solo cadauno) verrebbero aumentati a due cadauno, così da risultare collocati opportunamente per rispondere ai criteri della sicurezza. Ognuno di questi corpi scala sarebbe inoltre dotato di un ascensore agibile ai portatori di handicap.
Così come la testata del foyer dell’auditorium è vetrata, anche quelle degli altri due edifici che guardano verso la piazza lo sono, mostrando nel grande invaso il contenuto delle proprie funzioni interne. Di notte le tre testate divengono altrettante fonti di luce che si sporgono sulla nuova piazza cittadina andandola a inondare di luminosità.
Il complesso della ex Caserma viene così ad essere trasformato in un nuovo centro di attività culturali, commerciali ed espositive che svolge un ruolo propulsivo nella città. Tale trasformazione si attua anche per mezzo della creazione di due “gallerie” parallele interposte tra i corpi di fabbrica, con copertura in vetro e inclinazione delle falde che prosegue quella dei padiglioni esistenti (vedere sezione trasversale). Questa galleria-“velarium”, porosa, aperta e sempre transitabile da via di Porta Buia alla nuova piazza, avrebbe le potenzialità per diventare un luogo di grande aggregazione, con la funzione sia di proteggere le persone che entrano ed escono dalla grande sala dell’auditorium, sia quelle che si recano alla Biblioteca, all’Università e agli spazi associativi. Giovani artisti potrebbero esporvi, a rotazione, le proprie opere, così come vi potrebbero trovare posto il chiosco dei giornali, dei fiori e dei gelati.
La struttura del “velarium” è in acciaio e si sviluppa su un asse di esili colonne centrali e su due assi di mezze colonne laterali affiancate alle pareti degli edifici esistenti. Travi a doppio “T” inclinate vanno a collegare le strutture verticali, mentre travetti longitudinali collegano queste tra loro, così da creare gli appoggi per il vetro. L’acqua viene raccolta in una conversa centrale che la canalizza all’interno dei pilastrini tondi in acciaio. Il passo strutturale riprende quello delle murature portanti trasversali degli edifici esistenti.
L’illuminazione della galleria avviene tramite corpi illuminanti collocati sulle pareti degli edifici esistenti. Per queste ultime si prevede un restauro integrale e una ripresa degli intonaci e dei colori, scelti in sintonia con quelli di maggior pregio presenti nelle terre aretine.

Gli altri edifici
I due edifici collocati su via Garibaldi sono stati mantenuti, restaurati e utilizzati per i servizi comunali e di relazioni con il pubblico richiesti dal bando. Si ritiene infatti che la loro collocazione sia idonea per questo tipo di funzioni.
L’unico altro edificio che si mantiene è l’edificio “E” (solo il più grande tra i due) per il quale si propone l’utilizzo a club per la Terza Età con annessi campi di bocce. Si è pensato che inserire gli anziani nell’area potrebbe contribuire a stabilire regole di civile controllo del nuovo grande spazio.
Da questo lato la piazza fa uso di “muri porosi” che fungono da pareti-schermo e che ne vanno a delimitare i margini occidentali. Schermati da questi muri hanno luogo le già descritte funzioni legate alla Terza Età, che possono anche trovare dei completamenti con strutture in legno per pedane e gazebo all’aperto, in particolar modo nell’angolo a nord-ovest rispetto al proposto club.
Il progetto non prevede aumenti di cubatura.

La Piazza
Nel 1433 Bernardo Rossellino progettò ad Arezzo il Palazzo di Fraternita in Piazza Grande. Lo stesso architetto e scultore italiano, scolaro e collaboratore di Leon Battista Alberti, dopo aver legato il suo nome all’ampliamento del transetto e all’abside di San Pietro in Roma, venne incaricato da Papa Pio II Piccolomini della sistemazione dell’antico borgo di Corsignano, oggi Pienza, che egli concepì secondo i principi dell’urbanistica e dell’architettura rinascimentale. Rossellino, facendo uso dei moduli albertiani articolò la pianta cittadina intorno a un asse sul quale si apre la piazza con gli edifici principali: il Duomo, il Palazzo Pubblico, il Palazzo Vescovile, il Palazzo Piccolomini.
Richiamando questo celebre precedente, il presente progetto vuole instaurare nello spazio una forte regola geometrica che funga da motivo ordinatore di tutto l’invaso. Ciò si attua mediante la suddivisione in campi meridiani che nascono come proseguimento dei tre corpi di fabbrica della ex Caserma e che vanno a costituire il cardo, mentre i moduli del passo strutturale delle murature portanti trasversali degli stessi edifici è responsabile dell’orditura decumana.
Se le fasce sono realizzate in pietra, i campi sono costituiti da mattoni a coltello, risultando le fasce di colore chiaro e i campi di color cotto, dando così luogo a diverse vibrazioni della luce.
In direzione nord la piazza si apre sulle due gallerie del nuovo polo culturale. In direzione sud essa è delimitata da una zona fittamente alberata che ne anticipa la conclusione. Ad ovest la delimitazione avviene in maniera graduale e porosa per mezzo dei muri a parete-schermo e sino a incontrare il passaggio per via Petrarca. Ad est, infine, il filtro tra di essa e via Garibaldi è costituito dagli edifici a cui è stata assegnata destinazione a servizi comunali e di relazione con il pubblico.
Se il rigore geometrico è una qualità anche rinascimentale, la nuova piazza non può rimanere indenne da questa caratteristica che ha così profondamente conformato i migliori spazi delle città della Regione Toscana.


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