Nuova Biblioteca Alessandrina, Alessandria, Egitto


1989
 

Ruggero Lenci, Nilda Valentin, Stefano Catalano
con
Sergio Lenci, Antonino Manzone

Concorso Internazionale - Menzione d'Onore (Quarto premio ex aequo)









Con questo progetto si è voluta proporre un’architettura facilmente memorizzabile non solo come segno urbano o come struttura pubblica da usare nella vita di tutti i giorni ma anche come punto di riferimento per la cultura internazionale. La scelta di combinare insieme in maniera articolata alcuni codici contemporanei nasce dalla convinzione che sia proprio tale articolazione linguistica la “corretta” chiave progettuale della nuova biblioteca. Questo obiettivo è giustificabile se si tiene conto dell’importanza che l’istituzione della Nuova Biblioteca Alessandrina è destinata ad ereditare dalla sua antenata, la più famosa biblioteca del mondo antico (284-247 a.c.) ed una delle sette meraviglie del mondo. Al fine di ottenere questa multipla identità in un singolo complesso edilizio si ritiene che il linguaggio architettonico debba manifestare una totale appartenenza ai volumi progettati e al luogo, ed evitare attentamente ogni facile tentativo di soluzioni epidermiche. La posizione dell’area destinata alla sua costruzione, prospiciente il mar Mediterraneo, la conformazione ad “elle”, la presenza del già edificato Centro Congressi nel quadrante interno e la modesta qualità architettonica delle preesistenze ai due lati del lungomare “Corniche”, hanno suggerito, per la distribuzione dei volumi, una conformazione a “balestra”. In essa, l’arco con le sale di lettura occupa la posizione che offre l’affaccio sul mare mentre l’asta, che contiene in quota il deposito dei libri e a terra il portico di accesso alla biblioteca, occupa la posizione interna e di rapporto con le altre istituzioni presenti nel contesto. La differente qualità delle esposizioni è stata determinante per condurre all’adozione di uno schema in cui le sale di lettura si avvalgono di uno sviluppo lineare e sono tutte privilegiate rispetto al resto dell’intervento, grazie all’affaccio ombreggiato, verso nord sul mare. La necessità di lasciare la piena visibilità dell’esistente Centro Congressi dalla strada a scorrimento veloce denominata Corniche ci ha fatto imporre un limite di edificabilità su tale margine. La presenza del mare, e quindi, di una falda acquifera a tre metri sotto il livello altimetrico medio dell’area ha determinato la scelta di utilizzare un livello interrato ricavabile in tale spazio solo per i parcheggi, i locali per gli impianti e i servizi, ed ha orientato la progettazione verso una soluzione che sviluppasse fuori terra l’intero organismo edilizio. Il clima caldo e la forte esposizione ai raggi del sole hanno suggerito la localizzazione del grande volume contenente il deposito dei libri in posizione sovrastante gli altri spazi, in modo che questi ultimi ne venissero ombreggiati così da ottenere un vantaggio termico. Il rapporto di percorrenza tra la sala d’ingresso alla biblioteca, “Ptolemy hall”, e lo spazio dal quale si accede alle sale di lettura, “Callimachus hall”, sarebbe dovuto essere ascensionale al fine di lasciare la rimanente parte del livello terra libera dagli spazi per la lettura e utilizzabile per le molteplici funzioni ricettive richieste dal bando. “Callimachus hall” avrebbe dovuto avere una grande apertura in direzione nord, verso il mare, per rendere continuamente percepibile la situazione geografica e l’orientamento dell’edificio da tale spazio. Gli accessi alla biblioteca, sia carrabili che pedonali, sarebbero dovuti avvenire dalla strada denominata “Port Said” che si trova in posizione interna rispetto al fronte mare, dato che è su di essa che gravitano i centri culturali universitari e congressuali e che, a differenza della Corniche, è un asse di scorrimento veicolare lento. Il corretto funzionamento di tale impianto edilizio a forma di balestra (con il deposito dei libri distribuito su sei piani di un prisma sollevato dal suolo e le sale di lettura distribuite sui diversi livelli del volume a forma di arco) è un obiettivo facilmente perseguibile se il punto d’incontro tra i due volumi contiene tutti gli elementi necessari a garantire una facile distribuzione dei libri nonché una funzionale circolazione del personale addetto.  Tali requisiti sono qui ottenuti per mezzo di un sistema strutturale a colonne cave in c. a. di pianta quadrata, che svolge la duplice funzione di sorreggere il deposito e di collegarlo ai diversi piani delle sale di lettura. Queste colonne, di ml. 4,10 di lato, contengono le scale di sicurezza, gli ascensori e i montacarichi, e realizzano il collegamento del deposito con il livello terra ogni venti metri. Il deposito, così sollevato dal suolo, oltre ad ombreggiare le sale “Callimachus” e “Ptolemy” garantisce un perfetto isolamento dei libri all’umidità, e inondazioni, oltre a vanificarne i pericoli di danni provenienti da possibili incendi. Inoltre, lo spazio esterno sottostante questo grosso volume, genera un grande portico monumentale che giace sull’asse del campus universitario e che si rende utilizzabile anche dall’esistente Centro Congressi. Attestati a questo portico trovano collocazione la scuola internazionale di formazione disciplinare e il centro conferenze che sono parti integranti della biblioteca. La scelta di combinare insieme in maniera articolata alcuni codici contemporanei quali razionalismo, brutalismo ed espressionismo, è stata compiuta perché si riteneva che il significato storico in chiave moderna di quest’opera in quel luogo potesse essere rintracciato, sia sul piano dell’espressione che su quello del contenuto, in una loro accurata miscela. Questa articolazione linguistica mostra due momenti dell’edificio: la pelle, ovvero la parte più esterna, motivata dalla necessità di proteggere dai raggi del sole il volume interno, che consiste in un muro riccamente scolpito con grosse aperture e piccole finestre, avente un andamento continuo e curvilineo sia planimetricamente che altimetricamente, e nel quale sono ricavati, ai piani terra e primo, portici e passaggi; il corpo, formato da una struttura portante in cemento armato che si basa, sul retro, sulle grandi colonne funzionali quadrate e, sul fronte, su una struttura regolare “trinata” che, con passo di mt. 9,60, genera il ritmo strutturale del complesso e rimanda alla memoria del triglifo.

Pagina Iniziale